“E' un apparecchio singolare, disse l'ufficiale
all' esploratore, contemplando con uno sguardo quasi
ammirato l' apparecchio a lui ben noto. …..
L'esploratore non provò alcuna attrazione per
l' apparecchio e passeggiò su e giù dietro al condannato,
senza mostrare nessuna partecipazione, mentre l' ufficiale
si occupava degli ultimi preparativi, …...
Ora tutto è pronto!, gridò infine …..”
(Nella colonia penale, Franz Kafka, 1919)
(Foto dell'allestimento: Roberto Gioli e Beppe D'Alba)
Il duo elettro-acustico DIE MoUSSE , Zyklus + Kreyk, durante l'esibizione all'apertura della mostra in cui ha eseguito la loro composizione originale "Tre atti sonici"
Nella contemporaneità sembra esserci una “logica” della crudeltà universale, che tutto tocca e che ha attraversato tutte le ere. Pervasiva, assolutamente gratuita e perpetrata dall'uomo sull'uomo. Unica razionalità, il meccanismo del supplizio, ovvero la forma che assume l' azione crudele e che nell' allestimento prende forma nelle macchine esposte.
Queste derivano dalla tradizione letteraria delle cosiddette “macchine celibi”, ovvero meccanismi il cui movimento è privo di una logica utilitaristica e produttiva, ma che ha come scopo il perpetuarsi sterile e fine a se stesso del gesto compiuto.
La violenza dell' uomo sull' uomo, nelle più disparate forme presenti nella contemporaneità e che ognuno di noi può provare ad immaginare, nelle sue forme più evolute e sottili, si sostanzia non in maniera diretta da individuo ad individuo ma attraverso meccanismi sterili, finalizzati a dare esecuzione a forme di controllo o sottomissione dell'uomo sull'uomo.
Ma in questa dinamica proprio l'uomo è assente, perchè al suo posto agisce un artefatto tecnico.
Questo esegue l'azione violenta, attraverso gesti automatici e impersonali, ripetitivi all'infinito e sempre uguali a se stessi – Perpetuum mobile - Il gesto automatico innescato, è figlio di celibe. Sparisce il carnefice, il responsabile, ne resta l' emanazione tecnica.
Sostanza di questi artefatti, sono oggetti dimenticati della quotidianità rurale e urbana ritrovati in un vecchio fienile che ha riservato molte sorprese.
Azione disturbante a questo lavorio della crudeltà, è perpetrata da alcuni oggetti, che ho definito cigolii sinistri perchè sembrano nascere misteriosamente dall'azione crudele di ogni macchina, anzi ne sono un'emanazione.
“D'altronde sono sempre gli altri a morire” (epitaffio di Duchamp sulla sua tomba)
In una stanza nera ed inaccessibile, si è consumato un rito quotidiano e consueto; attorno ad un tavolo, emblema di convivialità, oggetti “ordinari” sono colti in momenti d’inspiegabile crudeltà. La situazione assume i connotati di un evento tragico, del quale noi siamo gli spettatori.
Tutti noi ci sediamo a turno su quelle sedie e assistiamo, ogni giorno, al ripetersi di eventi che sembrano non riguardarci in prima persona, ma anche per il solo fatto di esserne spettatori ci rendono coinvolti. E' la crudeltà dell' ordinario.